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Cari ragazzi

questo spazio è dedicato all' approfondimento degli argomenti trattati in classe, attraverso il contributo di opinioni personali supportate e corredate da materiale informativo. Saranno particolarmente apprezzati i contributi che individuano, nei temi ricorrenti della letteratura, i nessi con le questioni e le problematiche centrali del nostro tempo!

sabato 17 febbraio 2007

Partiamo da Pirandello!



L' uomo che prima, poeta, deificava i suoi sentimenti e li adorava, buttati via i sentimenti, ingombro non solo inutile ma anche dannoso, è divenuto saggio e industre, s'è messo a fabbricar di ferro, d'acciaio le sue nuove divinità ed è diventato servo e schiavo di esse.
Viva la Macchina che meccanizza la vita!

Luigi Pirandello da "Quaderni di Serafino Gubbio operatore"

Suggerisco la lettura dell' intervista a L. Gallino sul tema "Disoccupazione tecnologica: quanta e quale perdita di posti di lavoro può essere attribuita alle nuove tecnologie informatiche" che pubblico qui di seguito:

INTERVISTA:
Domanda 1 Professor Luciano Gallino, secondo lei, stiamo andando verso una forma di disoccupazione tecnologica? In altre parole, è possibile che le nuove tecnologie portino non a un aumento, ma a una riduzione delle opportunità di lavoro?
Risposta Bisogna intendersi: la tecnologia è essenzialmente un mezzo per fare due cose diverse. Da un lato si può cercare di produrre di più, anche molto di più, utilizzando la stessa quantità di forze di lavoro. D'altra parte, si può cercare di utilizzare le potenzialità della tecnologia per ridurre le forze di lavoro impiegate per produrre un determinato volume di beni o di servizi. E di qui viene fuori un’equazione molto semplice: fintanto che si riesce ad aumentare la produzione, il che vuol dire fintanto che si riescono ad allargare i mercati, la tecnologia non produce disoccupazione, perché la forza lavoro rimane costante e quello che si allarga sono i volumi di produzione, sono i mercati. I mercati, però, diversi tra di loro, variati come sono, non possono in generale espandersi all'infinito. Quando i mercati non possono più espandersi, la tecnologia viene impiegata prevalentemente per ridurre le forze di lavoro e incomincia a profilarsi lo spettro della disoccupazione tecnologica. Per evitare di ridurre le forze di lavoro e quindi di imboccare troppo rapidamente la strada della disoccupazione tecnologica, è stato inventato da più di un secolo lo strumento della riduzione degli orari di lavoro. Un tempo, all'inizio secolo, si lavorava 3000 ore l'anno, a metà del secolo circa 2500, e oggi la maggior parte dei lavoratori ha un orario medio annuo di 1600-1700 ore di lavoro. Questo è uno dei vantaggi della tecnologia, di poter mantenere occupate le persone riducendone la prestazione. Però l’equazione che ho sommariamente ricordato ha anche delle rigidità che non si possono ignorare. Se i mercati sono saturi, in qualche modo si tende a ridurre le ore di lavoro impiegate per realizzare quella tale produzione.

Domanda 2 Come risponde a coloro secondo i quali per ogni posto di lavoro perduto le nuove tecnologie ne creano almeno in altro?
Risposta Bisogna vedere quale capacità di resistenza hanno coloro che perdono il posto a causa dell'introduzione di una certa tecnologia, in attesa di trovare un posto che sia generato da una tecnologia diversa perché, questa corrispondenza, che si trova in tutti i libri di testo, in certi casi ha funzionato. Però se un tale o una tale perde il posto nel 1999 a causa di una innovazione tecnologica e lo ritrova a fine anno o magari l'anno prossimo, è possibile che possa resistere tanto, ma se il nuovo posto viene creato da nuove tecnologie nel 2005 o nel 2010, l'equazione nella sua ovvietà rimane valida, però quel tizio avrà avuto tempi molto duri e probabilmente si sarà ritirato dal mercato del lavoro da parecchio tempo. Aggiungo che questa equazione da libricino di testo regge molto meno nell’età dell'automazione spinta, quella che io chiamo ‘l’automazione ricorsiva’. I posti che la tecnologia creava nuovamente dopo averne soppressi una certa quantità erano recuperati in parte dall'allargamento dei mercati ma in parte anche producendo mezzi tecnologici, cioè producendo le stesse macchine produttrici di beni e servizi che i mercati fino ad un certo punto assorbivano. Con l'automazione applicata a se stessa, le macchine producono altre macchine per fare l'automazione, il processo di automazione raggiunge livelli altissimi e quindi non c'è più nessuna speranza o perlomeno si riducono di molto le speranze di trovare prima o poi un nuovo posto di lavoro nei settori che producono la tecnologia che ha eliminato il posto originario, il posto di partenza.

Domanda 3 Dove incidono di più le innovazioni? Sul lavoro industriale, su quello impiegatizio o su quello professionale?
Risposta Con diverse modalità e in diversa misura incidono su tutti e tre i campi. Per quanto riguarda i tassi di occupazione in senso stretto, si può dire che così come l'industria ha imboccato la strada dell'agricoltura, che porta ad avere pochi punti percentuali di addetti sul totale della popolazione, così i servizi, o perlomeno gran parte dei servizi del terziario, stanno imboccando la strada dell'industria e quella precedente dell'agricoltura. Questo perché le tecnologie producono servizi di moltissimi tipi differenti con tassi di produttività rilevantissimi. Per quanto riguarda l'ambito strettamente professionale, che so, l'ambito del medico, dell'architetto, del designer, eccetera, forse sono meno rilevanti gli incrementi di produttività ed è invece rilevante la profonda trasformazione della professione in qualcosa di molto diverso in presenza della disponibilità di nuove tecnologie. Quello che è certo, è che non si può sperare di recuperare nei servizi quello che l'automazione sta eliminando in termini di forza lavoro nell'industria, perché i servizi sono automatizzabili esattamente come è automatizzabile la produzione di beni. Non tutti i servizi sono automatizzabili ma nemmeno tutti i beni sono automatizzabili, noi ci tagliamo ancora i capelli grazie ai servizi di un artigiano e nei due ambiti le cose continueranno ad essere in parte affidate alla mano umana, ma sta di fatto che una grandissima parte dei servizi è destinata a seguire la strada dell'automazione, esattamente come quella della produzione di beni.

Per la lettura integrale dell'intervista visitate il sito: www.mediamente.rai.it

4 commenti:

teodora ha detto...

interessante l'intevista a gallina,
magari proponiamo qualche spunto?
teodora

Mirko Ferracioli ha detto...

Molto carino, ma 1 solo suggerimento:
io "allargherei" un pochino la dimensione del carattere in alcuni punti,
perché è molto piccolo.
Saluti,
Mirko

downass ha detto...

riprendo mirko e sottolineo l'importanza di rendere facile la lettura. poi. intendi quindi il blog come proseguo delle esperienze in classe e come successivo ampliamento di temi correlati, giusto?
more fire!

teodora ha detto...

piccole e praticissime monografie che abbracciano tutti gli aspetti del sapere, curate da grandi specialisti dei vari ambiti - linguistico, scientifico, medico, storico, artistico, letterario -,
pensi che posano aiutare a risolvere il problema:
la letteratura e le problematiche del nostro tempo,
naturalmente mi riferisco agli studenti
teodora